Questo sito nasce all'inizio degli ani '90. È una specie di album, una mappa per conservare traccia di cose che ho fatto. È un sito dalla struttura un po' vecchiotta ma, non avendo nulla da vendere, non ho necessità di aggiornare più di tanto questo contenitore.
È
online perché non sarei tanto accurato nell'organizzare le varie
cartelle sul mio computer. Saltuariamente comunico il suo indirizzo a
qualcuno che sembra interessato ai miei lavori. Tutto qui.
Mi
considero un interprete di materiali e un ricercatore dell'anima delle
cose.
Attraverso il riciclo
di diversi materiali
cerco di approfondire le implicazioni che riguardano la creazione degli
oggetti e in particolare l’ideazione e la costruzione delle macchine.
Ho realizzato laboratori,
mostre
e spettacoli.
Le mie macchine sono visibili nello spazioMu.
Riciclo
Riciclare,
riutilizzare, creare oggetti significativi dove apparentemente esistono
solo rottami. Entrare nella logica dei materiali per ridare un senso e
un "ciclo" agli oggetti e sondarne le diverse possibilità combinatorie.
Un lavoro di sperimentazione e di ricerca senza necessità di conoscenze
tecniche specifiche, al fine di scomporre e ricomporre gli elementi
dati.
Un barattolo di pelati che diventa un portapenne subisce una
trasformazione povera, il contenitore rimane un contenitore senza che
siano sfruttate appieno tutte le altre potenzialità del materiale:
l’elasticità, la malleabilità, la leggerezza, le proprietà tattili ecc.
Gli oggetti che ci circondano hanno una storia, nascono in passaggi
successivi e l’intuizione di questi passaggi "spiega" l’oggetto, ne
mostra la genesi e ne favorisce l’uso ma anche la rielaborazione poiché
permette di entrare nella logica che lo ha prodotto e quindi nella
logica intrinseca all'oggetto stesso.
In tutti i casi è necessaria una certa curiosità. Il guardarsi intorno
produce scoperte continue. Oggetti apparentemente insignificanti sono in
grado di suggerire spiegazioni e idee per insiemi più complessi. È
necessario mettersi in gioco, abbandonare le rassicuranti certezze per
cui una stecca di ombrello è solo un residuo di ombrello invece di un
prezioso e affascinante frammento di uno sconosciuto volatile vissuto
probabilmente nel Giurassico Superiore.
Materiali
Comunemente al termine
"materiale" viene data un’accezione pressoché negativa; "materiale" come
qualcosa di grezzo, privo di personalità, cui solo l’intervento
dell’uomo può trovare un senso e una collocazione. Quest’accezione è
frutto della stessa discutibile cultura che vede il mondo come un
immenso serbatoio di materie prime, di opportunità che aspettano di
essere sfruttate e divide gli esseri umani in popoli civilizzati (chi le
sfrutta senza pudore) e selvaggi (che ci convivono).
Credo quindi che sia più corretto cercare di
"leggere" negli oggetti inanimati (così come nel mondo) un senso, una
direzione, e con questi confrontarsi in un'interazione creativa dove
l’abilità dell’essere umano sta nel leggere e far emergere quelle che
sono le potenzialità già insite nel materiale. Non il creatore che dà un
senso alla materia inerte ma lo scopritore di ciò che è gia nelle cose.
In questo senso il termine "materiale" può essere esteso senza
alcuna connotazione negativa anche a gli esseri viventi e quindi alle
persone (l'educatore che lavora con un gruppo di ragazzi, l’allenatore
della squadra di calcio, il regista di teatro). In una classe
di ragazzi, per esempio, ci si deve confrontare con un materiale in
ebollizione da leggere, interpretare e non con un elemento amorfo da
costringere in una forma prefissata. Non l’intervento come
occasione per imporre la propria lettura del mondo a ragazzi privi di
autonomia ma un'opportunità per creare l'ambiente adatto al manifestarsi
della lettura che i ragazzi cominciano a dare dell’universo che li
circonda e dunque un’apertura al confronto e all’elaborazione. È
questa l’accezione in cui mi riconosco.
Per questo, quando lavoro non ho in mente l’immagine
dell’"insegnante" (colui che imprime che lascia il segno) ma, ben più
forte, quella dell’"educatore" (educere, "tirar
fuori"). Meglio ancora, "l’interprete
di materiali".
Macchine
Alcuni meccanismi in
movimento sembrano produrre qualcosa che è più della semplice somma dei
singoli elementi, qualcosa di impalpabile ma indiscutibile che è
riduttivo definire "movimento". Appaiono più come una
suggestiva metafora dell’uomo e delle società in cui le persone sono
parti di uno stesso corpo e non come semplice sommatoria di singoli
gesti e pensieri ma influenzandosi profondamente l’un l’altro. Il
"prodotto" di queste interazioni è qualcosa di molto più complesso della
somma delle singole parti, come un'anima collettiva. Per
questo un lavoro sulle macchine, intese come oggetti in movimento, è sia
il lavoro sui loro risultati meccanici, sia sul complesso insieme di
implicazioni che li accompagnano.
Un gioco sulle innumerevoli possibilità combinatorie del mondo, un gioco
a scacchi con le leggi fisiche, con la curiosità per tutto ciò che
produce qualcosa di affascinante come il movimento e per
quell’impalpabile ed essenziale sovrappiù di alcuni oggetti ben
riusciti: "l’anima
delle cose".